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Helen Lesnick

Ha cominciato a recitare fin da bambina e mentre frequentava l'Università della Pennnsylvania ha recitato in numerose produzioni: Dopo la laurea ha studiato teatro e drammaturgia, poi si è trasferita a New York dove ha approfondito recitazione. Nel 1988 mette da parte il suo interesse per il teatro e la recitazione e si iscrive al Seminario Teologico Ebreo per diventare rabbina. Alla fine del corso, triennale, si reca in Israele mentre infuria la guerra del Golfo. Al termine dell'anno accademico abbandona gli studi rabbinici e ricomincia a recitare. Ha vissuto in Israele fino al 1998. "A Family Affair" è il suo debutto come sceneggiatura e come regia.

Il punto di vista di Helen Lesnick sulla cinematografia lesbica e gay

Quando ho cominciato a scrivere la sceneggiatura di "A Familly Affair", ho deciso che avrei creato il genere di film che avrei voluto vedere. Innanzitutto il film si sarebbe concentrato sulla storia e sui caratteri, non sugli effetti speciali, la tecnologia o le scene truculente. I miei film preferiti sono le commedie con un messaggio serio, perché penso che il modo migliore di accostarsi ad un'idea diversa è quello di riderci sopra. Volevo parlare della difficoltà di prendere impegni. L'idea essenziale del mio film è che per sentirsi veramente vivi bisogna impegnarsi in qualcosa, che sia una causa, una persona, un'idea, altrimenti "noi siamo soltanto ombre passeggere". "A Family Affair" nasce dalla frustrazione provocata in me dai Festival di cinema gay e lesbico: sembra infatti che i gay e le lesbiche spariscano dopo aver fatto il famoso "coming out"! Ci sono pacchi di film sul coming out degli e delle adolescenti, sulle brave mogliettine di casa che diventano lesbiche dopo che i figli sono già diventati sufficientemente grandi, e quasi nessuno su adulti vivi e vegeti che non hanno problemi ad essere lesbiche o gay. D'altra parte non ci sono tanti film in cui i personaggi principali sono gay, e comunque "essere gay" non deve essere il problema centrale del film. Un personaggio omosessuale non deve essere spiegato o giustificato. E' un fatto che riguarda il personaggio e non dovrebbe essere un problema per il film. Il mio film affronta anche altri problemi. Come ex studentessa di scuola rabbinica mi sono arrabbiata nel vedere molta gente che si dichiara religiosa utilizzare la religione come strumento per promuovere il loro odio e la loro omofobia. Non c'è una sola ragione per cui la religione debba essere equiparata all'intolleranza. Certamente la mia religione ebraica mi ha insegnato come uno dei suoi principi fondanti che tutti siamo stati creati uguali. Credo che il primo passo per creare qualcosa è di immaginare che sia realmente come lo crei. "A Family Affair" presenta un mondo in cui l'accettazione è la norma e le differenze di orientamento sessuale, razza e religione non sono problemi. La gente può essere sorprendente e gli stereotipi possono essere banditi. Più le persone vedono che tutti noi condividiamo le stesse battaglie, amori, gioie e dolori, più il mondo in cui viviamo diventerà tollerante e accettabile.